lunedì 25 maggio 2015

Il triste bluesman e il metallaro puzzone

Cosa c'è di meglio di un bel bluesettone? Con quel sound caldo e suadente, con voci profonde e ritmi cadenzati che trasudano suicidio e amore perduto. E poi ci sono quei blues rockeggianti che invece sparano un ritmo più danzante, quel ritmo che farebbe ballare anche le signore anziane con la protesi all'anca, e comincia a sentirsi la chitarra distorta, ma quelle distorsioni flebili che permettono ancora di sentire la nota. No, no, molto meglio un pezzo death metal, che inneggia al suicidio senza girarci troppo intorno e distorsioni talmente esagerate da crepare la cassa dell'amplificatore anche a volumi bassi (volumi bassi? Ma che siamo delle fighette?). E qui i vecchi che fanno headbanging davanti alle casse fanno troppo ridere. Per non parlare della voce... "voce".. si, perchè in realtà ci sono mandrie di cinghiali che grugnano nel microfono con l'unico obiettivo di perforare la membrana dello stesso oppure di strapparsi le corde vocali e farle uscire dalla gola tipo Alien, al fine di creare il growl più incazzato che l'universo possa concepire.
Ma alla fine, che differenza c'è tra questi due generi? I temi? Naa, si parla sempre di depressione. Gli strumenti? Naaa, basso, batteria, chitarra (ehm, volevo dire 10000 chitarre), voce. I ritmi? A meno di non andare a cercare il progressive metal o il fusion (cioè un miscuglio di pezzi suonati senza pause facendo finta che sia una sola, lunghissima canzone), i ritmi sono gli stessi, magari varia la velocità.

La vera differenza è il batterista, ovviamente (e che te lo dico affà?).
L'energia che fuoriesce dalle bacchette è determinante per capire se la band che state ascoltando sta per sventrare una vergine a Cthulhu oppure se sta per farvi intraprendere una calda notte sensuale: il batterista può martoriare senza sosta i suoi tamburi oppure può accarezzarli con le spazzole (gesto che ricorda vagamente il sadomaso di "50 Sfumature di Grigio") producendo quei suoni leggeri che ti fanno pensare ad un fastidioso fruscio di un vecchio disco al vinile.

Ma come penso spesso, c'è spazio per tutti. Ogni momento ha il suo genere adatto: a volte vorresti distruggere l'universo (Destroyer of the Universe - Amon Amarth) e altre volte vorresti solo goderti una melodia dolce e suadente (Santana - Samba Pa Ti).

Ah, chiaramente il batterista fallito fa schifo in entrambi i casi.

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